Ci vediamo tutti in centro

Marcello Veneziani  , La Verità (16 giugno 2022)

 

Dite quel che volete, ma il populismo è finito quando è andato al governo con Draghi, i Poteri forti e i Dem. Dico il Movimento 5Stelle, innanzitutto, ma anche la Lega di Salvini. Il popolo italiano che li votava in massa non ha abbandonato i populisti ma si è sentito abbandonato dai populisti quando hanno tradito la loro promessa primaria: avversare l’establishment e i suoi partiti, l’Europa e i poteri transnazionali. Si sono invece accucciati sotto Draghi e Mattarella, nonché sotto le gemelle Kessler dell’Unione, Ursula Van der Leyen e Christine Lagarde. Non si può prendere la Bastiglia e poi andare a cena con Maria Antonietta e Luigi XVI (“portiamo noi le brioches”). Non si può annunciare fuoco & fiamme e poi ridurre tutto a un accendino, sottomettendosi ai draghi fiammeggianti del potere.

La morte dei grillini è annunciata da dieci anni, persino da prima del loro boom disastroso per l’Italia nelle ultime elezioni politiche nel lontano 2018. In realtà c’è stata un’erosione progressiva, almeno a partire dalla presa del governo, fino al crollo odierno, in cui si è trovata la tempesta perfetta con due democristiani sottotraccia: Di Maio funzionario statale al servizio di Draghi, e Conte che interpreta due ruoli opposti in commedia, il cortigiano a Palazzo e il populista in piazza. L’uno vale uno è stato preso alla lettera: dove si è presentata una lista a lui intestata, come a Rieti, ha preso l’uno per cento. Si chiamava Con te, il sottinteso era solo Con te.

Il crollo di Salvini è anch’esso progressivo, e per una volta i suoi accaniti detrattori ma anche molti suoi sostenitori, concordano nel dire che dall’estate del 2019 è riuscito a sbagliarle tutte. E’ un refrain, ormai, lo ripetono anche i più sprovveduti, ma in fondo è vero. La differenza tra i due populismi è che nella Lega c’è qualche risorsa umana credibile, c’è una storia trentennale e una struttura di partito. Ci sono temi, seppur dormienti, che hanno una presa reale sul paese e c’è soprattutto un’alleanza giudicata compatibile dai suoi elettori, nel centro-destra. Mentre i grillini nascono contro tutti e non possono finire alleati e subalterni di tutti. Sepolti nel “campo largo” di Enrico Letta che per loro è diventato un camposanto.

Insomma, l’unica via di salvezza per i populisti è cominciare a fare le prove tecniche di defezione dal governo; se fossero tempestivi, la cosa più logica da fare sarebbe una fuoruscita rapida dal governo, salvo patteggiare una maggioranza di fine legislatura solo per portare a termine Draghi e la Legislatura, che sta molto a cuore ai suoi parlamentari. Ma anche in questo caso, la spaccatura tra ministeriali e movimento sarebbe feroce e dolorosa: i Giorgetti e i Di Maio porterebbero alla luce il loro dissenso e malcontento nei confronti di Conte e Salvini. Con la differenza, non da poco, che Salvini è comunque cresciuto dentro l’orizzonte della Lega, è figlio del movimento di Bossi & C, mentre Conte è un professionista che entrò da privatista a sostenere la prova di governo, addirittura nel ruolo di presidente del consiglio, ma è un corpo estraneo ai grillini, un trasformista vero e un acrobata pauroso. E poi, Conte campò sui successi precedenti del M5S e ora amministra con esiti disastrosi un’eredità ricevuta; mentre Salvini i successi della Lega se li è fabbricati lui, con la sua leadership insieme ai suoi esponenti.

Cosa si vede ora all’orizzonte? Si, dicono tutti, siamo tornati a una specie di bipolarismo classico, capitanato a destra da Giorgia Meloni e a sinistra dal Pd di Enrico Letta. Ma, a parte questo, la partita del potere ha un Terzo Incomodo, che molti invocano e che prima o poi verrà fuori. Parola d’ordine: ci vediamo tutti in centro. Se avete un po’ d’immaginazione, in un misto di horror e comicità, figuratevi la seguente compagnia di ventura: l’esule Di Maio, il macro-micro leader Matteo Renzi, sor Carlo Calenda de noantri, la redenta Mara Carfagna e il reincarnato Clemente Mastella. Uno diverso dall’altro, uno che detesta l’altro, ma stanno lavorando allo stesso meeting che prima o poi diventerà qualcosa come un circolo unione. Tutti costoro dicono di opporsi ai sovranisti ma in realtà gufano su Berlusconi e i 5Stelle, perché solo vampirizzando quelle forze potranno costruire la loro casa comune, o comunque il loro camper componibile o scomponibile.

Avrebbero dalla loro la benedizione della Cupola che regge oltre la politica. Ma tutt’insieme non riusciranno mai a farsi maggioranza assoluta del paese, e al meglio potranno rispettare la legge del quinto su cui è fondata la nostra ripartizione politica (un quinto di Meloni, un quinto di Pd, un quinto di lorsignori centristi, il resto Ribellione & Dispersione). E allora scatta la soluzione b: se le cose andranno così, pensate cosa s’inventa la Casa? Una cosa nuova, inedita per l’Italia: il centro-sinistra. Ovvero l’alleanza del Quintetto di trombette e di tromboni con i Dem di Letta. L’unico modo per arginare i Cattivi, il centro-destra, Meloni, Salvini e il Berlusca lato dark. L’unico modo per salvare l’Europa, la Modernità, la Democrazia, lo Spread, la Foca monaca.

Sto vaneggiando? Non credo. Magari non si riuscirà a trovare la quadra nel pentagono anzidetto, ci sarà qualche sorpresa e qualche defezione, qualcuno aderirà di controvoglia, obtorto collo. Ma questo è lo scenario. Insomma di riffa o di raffa, alla fine i Dem sarebbero di nuovo loro a dare le carte, è restare al potere. E chi sarebbe il leader ideale di tutto questo, benedetto da Mattarella e dalla Cupola? Ma uno fresco, nuovo, tale Mario Draghi.

Insomma, se volete che mi sporga con una previsione direi che salvo imprevisti, peraltro sempre prevedibili nel nostro paese, l’alternativa è la seguente: centro-destra rattoppato o centro-sinistra shakerato. E non vi dico nemmeno: sarà un anno tormentato e decisivo, perché così sono stati pure i precedenti.

 

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