NAPOLI 24 MAGGIO 2022
riportiamo l’intervento a Napoli di Roberto Rosseti :
Credo che mai come in questo caso il titolo di un convegno sia così esplicativo. Giorgio Almirante e / è il Futuro. Se a distanza di 34 anni dalla sua scomparsa noi ci sentiamo ancora orfani di un leader della sua portata è proprio perché le sue valutazioni politiche, le sue scelte, le sue intuizioni, i suoi comportamenti erano, prima di tutto, non strettamente legate al tempo in cui lui viveva ma anticipavano, con lucida intelligenza, quei problemi che il popolo italiano avrebbe dovuto affrontare nel futuro. E’ per questo che quando lo definivano “nostalgico” si poteva permettere il lusso di rispondere che l’ unica nostalgia di cui soffriva era quella dell’avvenire. Il suo pensiero costante era per la Patria, l’Italia e per questa era disposto a qualsiasi sacrificio tanto da essere soddisfatto anche se alcune delle sue proposte venivano fatte proprie dagli avversari e portate avanti come se fossero le loro. Per lui anche quella era una battaglia vinta.
Amava questa città, Napoli, forse proprio perchè qui venne celebrato, dal 27 al 29 giugno del 1948, il primo congresso del Movimento Sociale Italiano, che era stato fondato da 18 mesi nel dicembre del 46, e perché a Napoli era stato eletto consigliere comunale dal 1980 al 1984. Non è quindi un caso che, sempre a Napoli, dal 5 al 7 ottobre del 1979 si tenne il dodicesimo congresso del partito che avrebbe rappresentato una svolta assoluta nel campo delle riforme istituzionali lanciando la sfida per una “nuova Repubblica”, slogan che campeggiava nello striscione sovrastante il banco della presidenza.
Credo sia necessario fare una breve incursione in quella che era la nostra organizzazione di partito per far comprendere a tutti come nessun’altra formazione politica, ne di allora ne di adesso, poteva e può darci lezioni di democrazia e di trasparenza. Le due mozioni del congresso, sia quella di maggioranza, facente capo al Segretario del partito Giorgio Almirante ed al Presidente Pino Romualdi, che quella di opposizione interna, facente capo a Pino Rauti, vennero pubblicate con la stessa evidenza e con lo stesso formato sul “Secolo d Italia” , il quotidiano di partito, e distribuite contemporaneamente ai congressisti. Non solo ma, in meno di 33 anni di esistenza quello era il dodicesimo congresso programmato, con una frequenza che nessun altro partito avrebbe mai potuto vantare negli anni successivi. E non era un congresso facile perchè non bisogna dimenticare che si era reduci dalla scissione di Democrazia Nazionale che aveva eroso al partito più della metà fra deputati e senatori cercando di asfissiare, anche da un punto di vista strettamente economico, un partito che nessuno è mai riuscito a coinvolgere in storie di tangenti o ruberie come è stato costretto ad ammettere, anni dopo, lo stesso magistrato di “mani pulite “, Antonio Di Pietro.
Non poteva quindi mancare, nella premessa della mozione di maggioranza, un chiaro riferimento al tentativo di disgregazione del partito. Ecco quanto detto e scritto: “Le recenti elezioni e tutto ciò che, dalla fine del 1976 le ha precedute, hanno dimostrato che i voti di destra sono inutili, e addirittura dannosi, quando per uscire da un presunto isolamento si inseriscono nel sistema e tentano, senza neppure riuscirvi, di inserirsi nella maggioranza di potere e di regime; mentre rispondono alla volontà dell’elettorato, ne esprimono fedelmente gli interessi morali e materiali, conseguono il rispetto degli stessi avversari, pongono automaticamente fine, come si è visto nel corso dell’ultima crisi di Governo, all’era delle discriminazioni formali, quando vengono chiesti in nome dell’opposizione e vengono in nome dell’opposizione, con assoluta intransigenza, utilizzati a tutti i livelli. La logica di questo ragionamento nel quadro politico attuale, caratterizzato e dominato dal compromesso storico strisciante………………. Ci conduce ad affermare!”
Ed ecco la folgorante sintesi che rappresenta una sorta di decalogo che, a distanza di 43 anni è ancora la Bibbia sulla quale fondare le proprie basi per un autentico impegno in nome delle esigenze e delle necessità del Popolo italiano.
“La Destra oggi in Italia o è all’opposizione o degrada, decade , scompare, quale utile strumento sussidiato della Dc
La sola opposizione esistente e possibile oggi in Italia è quella di destra
Pertanto la opposizione di Destra non può avere vita e continuità e funzione se non assume il respiro di una opposizione di alternativa; cioè una opposizione non tattica, non occasionale, non strumentale che finirebbe per fare il gioco delle forze di potere e di regime, ma di una opposizione strategica, di programma, di prospettiva, di principio , le cui caratteristiche di fondo sono:
L’autonomia, morale quindi culturale e quindi politica che ci consenta – soprattutto al cospetto delle nuove generazioni – di presentarci come autentica forza di rinnovamento.
La modernità, cioè la volontà e la capacità di guardare ai grandi problemi della società contemporanea, senza complessi di inferiorità, nei confronti delle nostre come delle altrui tradizioni; e quindi di saper essere opposizione creativa e non soltanto negativa e distruttiva.
La popolarità, cioè il costante contatto con il partito e la società, tra i rappresentanti del partito nelle assemblee elette dal popolo e gli interessi morali e materiali, in una costante e sempre più valida mobilitazione a favore degli interessi reali-
Per condurre tale battaglia con efficacia e con stile, con validità di contenuti……..occorre portare avanti con coraggio, da posizioni di avanguardia il discorso che si impone ormai alla coscienza degli italiani; il discorso sulla nuova Repubblica, visto il conclamato fallimentare della prima Repubblica italiana del dopoguerra, e quindi il il discorso sullo Stato e sulla societภil discorso sull’Europa; e pertanto il discorso sul sistema, quello che le altre forze politiche da qualche tempo chiamano il discorso sulla “terza via” o sul “terzo modello”, previo riconoscimento, che sembra unanime, della non validità sia del primo che del secondo modello, cioè del modello marxista che del modello capitalista.”
Vi sembra un documento scritto poco meno di 43 anni or sono, oppure potrebbe essere rilanciato e sottoscritto ancora oggi, visto che i problemi non solo non sono stati risolti ma si sono addirittura incancreniti e peggiorati da un punto di vista politico, economico, sociale e morale ? Almirante era così lungimirante da comprendere su quale china disastrosa si stava dirigendo il nostro Paese ? Forse si visto che ci aveva già fornito gli strumenti e , se fossero stati recepiti ed approvati all’epoca, avrebbero evitato l’attuale degrado. Ecco le riforme istituzionali da lui ritenute imprescindibili per sognare una svolta adeguata e coerente con le esigenze del popolo italiano.
Ed è proprio sul punto dedicato alla Nuova Repubblica che Almirante non si limita ad enunciare alcune piccole varianti ma si batte per una autentica e drastica riforma istituzionale. Scendiamo nei particolari:
“Consideriamo ridicolo e disonesto il discorso di chi propone, per tutto rimedio, una nuova legge elettorale.
( a distanza di 43 anni quante ne sono state cambiate e guarda caso, prima delle elezione del 2023, sono in molti ad invocarne un’altra magari per non sparire o per poter dimostrare di essere utili e fondamentali)
“Il vero discorso che si deve aprire è quello della integrale revisione della Costituzione , per trasformare l’Italia, con tutte le garanzie della libertà, in una Repubblica sganciata dalla partitocrazia al vertice, cioè con Presidente eletto dal popolo, dotata di autorità, cioè con Presidente in grado di nominare l’esecutivo e con esecutivo immune dai capricci e dai ricatti di una partitocrazia arbitra del Parlamento, fornita di adeguati controlli, con un Parlamento eletto e selezionato non soltanto nel nome dei partiti , ma con la rappresentanza delle categorie ed il requisito della competenza associato a quello della rappresentanza politica. L’attuale Costituzione della Repubblica, in nome della quale tanti delitti si commettono e tante lacrime inutili si versano, è dai suoi stessi genitori abbandonata e tradita………………. Nei confronti dell’attuale Costituzione vi sono dunque i pigri conformisti, che sanno bene quanto poco ormai valga l’intero documento, e per altro non si preoccupano di contribuire al suo necessario aggiornamento, vi sono gli eversori che giorno per giorno strappano gli articoli che loro non convengono, vi sono i novatori, come noi, che poniamo da anni il problema, ma soprattutto ora lo poniamo, nel nome della nostra coerente alternativa, perché il nuovo assetto dello Stato è ormai condizione tassativa e urgente per tentare di salvare non le istituzioni fatiscenti e corrotte ma i cittadini travolti dalla crisi del sistema.”
Soltanto cinque giorni dopo la fine del Congresso di Napoli, il 12 ottobre 1979, il presidente del gruppo del Movimento Sociale alla Camera, on. Alfredo Pazzaglia portava formalmente il problema in Parlamento e , intervenendo nel dibattito, chiedeva un’autentica riforma istituzionale che indirizzasse il Paese verso una “Nuova Repubblica per superare la crisi del sistema”.
Su questo tema Almirante ed il Movimento Sociale Italiano si sono spesi per anni tanto è vero che nel 1982, in occasione del tredicesimo Congresso di Roma , Almirante presentò addirittura il progetto di una nuova Costituzione che prevedesse, oltre alla elezione diretta del Presidente della Repubblica anche quella dei Presidenti delle Regioni,dei Comuni e delle Province, un Parlamento monocamerale eletto per metà dal popolo e metà dalle categorie. Molte di queste proposte sono state acquisite nel tempo tanto è vero che , attualmente, si decide così per Regioni e Comuni, le province non esistono più, ma ci si è ben guardati dal dire chi per primo aveva avuto questa intuizione.
Sorsero immediatamente in tutta Italia i “Comitati per la “Nuova Repubblica” e, a marzo del 1983, il parlamentare del Movimento Sociale Italiano, on. Franco Franchi , nel suo ruolo di Responsabile del Dipartimento Problemi dello Stato, mise nero su bianco nel libro “Nuova Repubblica il progetto di costituzione del Msi-Dn”, tutti gli articoli che costituivano l’ossatura del progetto. Da allora non vi è stata legislatura in cui qualcuno no abbia tentato, inutilmente, di scopiazzare queste proposte.
La commissione Bozzi, la commissione Jotti, Bettino Craxi, Giuliano Amato, Gianfranco Miglio, Mario Segni, via via fino ai tempi nostri non vi è stato qualcuno che non si sia appropriato ingiustamente di una proposta che ha un padre e di cui si conosce perfettamente il nome. E’ lo stesso uomo che, prima di qualsiasi altra cosa, ci ha insegnato come si deve vivere, come ci si deve comportare anche a costo di rischi e sacrifici ma senza mai abbandonare uen’unica bandiera: la coerenza.
Questo è il suo testamento al quale spero ancora oggi di non dover mai venire meno.
“ Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci. In altri tempi ci risollevammo per noi stessi. Da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi in piedi al momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla. Accogliete dunque, giovani, questo mio commiato come un ideale passaggio di consegne. E se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate:
Vivi come se tu dovessi morire subito
Pensa come se tu non dovessi morire mai
GIORGIO ALMIRANTE,